Non c’è soluzione di continuità per le cattive notizie dalla Sicilia in fatto di cavalli. Ed è un vero peccato perché sull’Isola, la tradizione per gli equidi ha davvero radici profonde. Colte. Partecipate.
Che tuttavia sembrano non ostacolare la palude che più di qualsiasi altra cosa offre una cartolina orrenda di come spesso, praticamente tutti i giorni, gli animali vengono trattati.
Iniziamo con il tema carrozze a Palermo, un tormentone che al netto delle sempre possibili fiammate politiche (trasversalissime…) non possono che creare dei moti di stizza in chi ha a cuore il tema del benessere.
Oggi, sempre in sfregio delle norme imposte dal Comune, uno gnuri è stato fermato con 7 passeggeri a bordo della propria carrozza. Sette turisti con anche il cane, che ovviamente non ha colpe. Senza entrare nel dettaglio della condizione del cavallo, il regolamento prevedere un massimo di 5 passeggeri. Sempre secondo il regolamento, il carico che può essere trasportato da una carrozza non può essere superiore al doppio del peso del cavallo (carrozza inclusa).
Da una parte all’altra della Trinacria, arriviamo all’Oasi del Simeto: una zona magnifica alle porte di Catania, soggetta a stringenti vincoli ambientali… Dove i carabinieri del Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale (Nipaaf) del capoluogo etneo, insieme con colleghi della stazione Plaia e a personale veterinario dell’Asp hanno individuato e quindi posto sotto sequestro di un allevamento abusivo di suini, equini e avicoli, trattenuti in uno stato pietoso in diverse aree adibite – tra l’altro – a discarica abusiva per rifiuti speciali.
Secondo quanto dichiarato dagli uomini delle forze dell’ordine, nell’area sono stati trovati 13 suini, una ventina di avicoli (oche, galline, tacchini e faraone) e 4 equini, tutti privi di sistemi di identificazione e documentazione sanitaria. Gli animali erano rinchiusi in recinti improvvisati e mantenuti in condizioni igieniche precarie. Accanto ai recinti, rifiuti di ogni genere, addirittura in fase di combustione al momento dell’arrivo delle pattuglie.
Che cosa c’è che non va da queste parti? Al di là dei facili commenti campanilisti che rischiano di svilire lo spessore del problema, perché non si riesce a trovare una soluzione più performante per evitare che situazioni di questo genere si reiterino tanto frequentemente da costituire la normalità? Viene da chiedersi: è così ‘sconveniente’ rispettare delle regole?